Controsoffitti collaboranti e controsoffitti a membrana

Nell’ambiente dell’edilizia civile è molto frequente l’impiego di strutture leggere volte a “nascondere” gli attraversamenti di impianti tecnici o a isolare un determinato ambiente migliorando la compartimentazione antifuoco dei locali.

Stiamo parlando dei controsoffitti.

Foto 1 | Esempio di controsoffitto collaborante

Foto 1 | Esempio di controsoffitto collaborante

Il controsoffitto, costituito da un elemento orizzontale posto ad una quota inferiore a quella del solaio (oppure aderente ad esso), può essere sia mobile che fisso, di diverse tipologie e realizzato con svariati materiali. Esso andrà a svolgere diversi tipi di funzione, riducendo l’altezza del compartimento antincendio nel quale verrà installato (mai sotto i 2,70 m previsti dalla legge).

Esistono due tipi di controsoffitti:

  • collaborante: controsoffitto che nasconde il passaggio degli impianti, generalmente realizzato a “quadrotti”, in fibra o cartongesso con uno spessore di circa 15 mm.
    Accanto alla funzione “estetica” questa struttura preserva il solaio sovrastante e si comporterà dunque come un ulteriore elemento di protezione strutturale
    (es. vernici intumescenti, intonaci o lastre);
  • a membrana: controsoffitto in fibra o a base gesso o silicati non pedonabile generalmente avente uno spessore da 30 a 50 mm. L’assenza di “soffitto” al di sopra di questa struttura la rende in tutto e per tutto analoga a un solaio non portante (in alcuni Paesi viene chiamato “solaio indipendente”).

 

PROTEZIONE DAL FUOCO DEI CONTROSOFFITTI

La protezione passiva dal fuoco dei controsoffitti varia a seconda della loro tipologia.

Per la certificazione di sistemi sigillanti per controsoffitti collaboranti si utilizza la normativa EN 1365-2Prove di resistenza al fuoco per elementi portanti – Parte 2: Solai e coperture”. Ogni intervento di riqualificazione della discontinuità nei controsoffitti è finalizzato a proteggere il solaio portante sovrastante, garantendo in questo modo la compartimentazione degli ambienti su diversi livelli.
Si tratta di una tipologia di prova di resistenza dal fuoco con un limitato campo di estensione dei risultati raggiunti in quanto l’elemento che viene provato è il solaio caricato e non il sistema protettivo.

Per la certificazione di sistemi tagliafuoco su controsoffitti a membrana si utilizza invece la norma generica di prova degli attraversamenti, la EN 1366-3Prove di resistenza al fuoco per impianti di fornitura servizi – Parte 3: Sigillanti per attraversamenti” oppure quella dedicata agli elementi orizzontali non portanti EN 1364-2Prove di resistenza al fuoco di elementi non portanti – Parte 2: Soffitti”.
Essendo queste strutture prive di requisiti specifici di resistenza meccanica non è richiesto che sia applicato un peso (caricato) e verranno misurate solo le performance di tenuta e isolamento termico in corrispondenza degli attraversamenti.

 

PROVE DI LABORATORIO PER I CONTROSFFITTI

Le prove di laboratorio sul controsoffitto collaborante mirano a controllare l’innalzamento delle temperature al di sopra del “pacchetto” controsoffitto-aria-solaio (trattato così come un unico elemento); mentre per il controsoffitto a membrana l’obiettivo è controllare sia la temperatura che l’integrità del controsoffitto stesso sul lato non esposto al fuoco.

Nel controsoffitto collaborante l’intercapedine d’aria che si viene a creare con il solaio può raggiungere temperature elevate (600 – 800°C circa) e la stessa svolgerà un ruolo importante nell’evitare il collasso o il surriscaldamento del solaio.
Per i soffitti a membrana nell’arco dei pochi centimetri di spessore delle lastre la temperatura dovrà essere significativamente abbattuta, garantendo una differenza media di temperatura tra lato “incendio” e lato “freddo” non superiore, in media, ai 140°C.

 

CONCLUSIONI

Tenendo conto della differenza tra le tipologie di controsoffitti, tra le normative di prova vigenti, e tra le metodologie di prova in laboratorio possiamo concludere che: i test dei controsoffitti collaboranti sono valutati considerando l’insieme de tre strati di isolamento (lastre, aria e solaio) e per questo sarà loro assegnata una classe di resistenza al fuoco di tipo REI; viceversa a quelli eseguiti su controsoffitti a membrana, trattandosi di una partizione orizzontale non portante, sarà assegnata una classe di resistenza dal fuoco di tipo EI.

 

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Fonti:

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