La valutazione del rischio d’incendio rappresenta l’analisi specifica di un’attività, il cui unico obiettivo risulta l’identificazione delle più concrete ipotesi d’incendio e delle relative ed eventuali conseguenze. La conoscenza del rischio permette di elaborare le soluzioni tecniche e gestionali finalizzate alla tutela degli occupanti, dei beni e dell’ambiente.

Cosa deve analizzare il progettista?

Il progettista focalizza la propria attenzione su:

  • individuazione dei pericoli d’incendio;
  • descrizione del contesto e dell’ambiente;
  • numerosità e tipologia degli occupanti esposti al rischio d’incendio;
  • individuazione dei beni esposti al rischio d’incendio;
  • valutazione qualitativa o quantitativa delle conseguenze dell’incendio su occupanti, beni ed ambiente;
  • individuazione delle misure preventive che possano rimuovere o ridurre i pericoli che determinano rischi significativi.

Da dove parte il lavoro del progettista?

Il progettista antincendio deve partire da due ipotesi fondamentali:

  1. in condizioni ordinarie, l’incendio di un’attività si avvia da un solo punto d’innesco
  2. il rischio d’incendio di un’attività non può essere ridotto a zero

La seconda ipotesi ci dice una cosa importante, il rischio incendio non può essere annullato. La conseguenza di questa affermazione indica l’obiettivo delle misure antincendio di prevenzione, di protezione e gestionali, ossia di minimizzare il rischio d’incendio, in termini di probabilità e di conseguenze, entro limiti considerati accettabili.

Quante sono le tipologie di rischio? Come vengono classificate?

Una volta riscontrato il rischio d’incendio per l’attività, il progettista attribuisce le seguenti tre tipologie di profili di rischio:

  1. Rvita, profilo di rischio relativo alla salvaguardia della vita umana.

Immagine 1: Situazione Rvita

Viene attribuito per ciascun compartimento e, ove necessario, per ciascuno spazio a cielo libero dell’attività.

Il profilo di rischio Rvita è attribuito in relazione ai seguenti fattori:

  • δocc: caratteristiche prevalenti degli occupanti;
  • δα: velocità caratteristica prevalente di crescita dell’incendio, riferita al tempo tα in secondi, impiegato dalla potenza termica per raggiungere il valore di 1000 kW.

Le tabelle 1 e 2 guidano il progettista nella selezione dei fattori δocc e δα.

Tabella 1: Caratteristiche prevalenti degli occupanti

Tabella 2: Velocità caratteristica prevalente di crescita dell’incendio

Il progettista può definire il valore di tα anche attraverso due ulteriori opzioni:

  1. dati pubblicati da fonti autorevoli e condivise,
  2. determinazione diretta della curva RHR (rate of heat release).

Il valore di δα, valutato in assenza di sistemi di controllo dell’incendio, può essere ridotto di un livello se l’attività è servita da misure di controllo dell’incendio di livello di prestazione V (Inibizione, controllo o estinzione dell’incendio con sistemi automatici estesi a tutta l’attività).

 Il valore di Rvita è determinato come combinazione di δocc e δα, come da tabella 3:

Tabella 3: Determinazione di Rvita

  • Rbeni, profilo di rischio relativo alla salvaguardia dei beni economici.

Immagine 2: Situazione Rbeni

Viene attribuito all’intera attività o ad ambiti di essa.

Il profilo di rischio Rbeni dipende dalla natura strategica dell’intera attività o dei diversi ambiti che la costituiscono, e dell’eventuale valore storico, culturale, architettonico o artistico.

La classificazione deriva da una definizione diretta a norma di legge. Un’ ulteriore analisi viene eseguita per definire la strategicità, ossia in considerazione di pianificazioni di soccorso pubblico e difesa civile (o su indicazione del responsabile dell’attività).

In aggiunta agli obblighi normativi, il progettista può incrementare il valore del profilo di rischio Rbeni al fine di garantire obiettivi di sicurezza antincendio.

La tabella 4 guida il progettista nella determinazione del profilo di rischio Rbeni.

Tabella 4: Determinazione di Rbeni

  • Rambiente, profilo di rischio relativo alla tutela dell’ambiente dagli effetti dell’incendio.

Immagine 3: Situazione Rambiente

Viene attribuito all’intera attività o ad ambiti di essa.

Il progettista valuta il profilo di rischio Rambiente in caso di incendio, individuando gli ambiti dell’attività nei quali tale profilo di rischio è significativo, rispetto a quelli in cui non lo è.

Per l’analisi del progettista relativa al rischio Rambiente, risulta fondamentale l’ubicazione dell’attività, e quindi la eventuale presenza di ricettori sensibili nelle aree esterne, della tipologia e dei quantitativi di materiali combustibili presenti e dei prodotti della combustione da questi sviluppati in caso di incendio, delle misure di prevenzione e protezione antincendio adottate.

Se non viene indicato esplicitamente, il profilo di rischio Rambiente è ritenuto non significativo:

  1. negli ambiti protetti da impianti o sistemi automatici di completa estinzione dell’incendio a disponibilità superiore;
  2. nelle attività civili (es. strutture sanitarie, scolastiche, alberghiere, …).

A cosa serve la valutazione di rischio incendio?

Il rischio incendio è il punto di partenza del lavoro del progettista, rappresenta l’elemento di valutazione su cui basare lo sviluppo del progetto.

Una volta effettuata la valutazione del rischio d’incendio e stabiliti i profili di rischio Rvita, Rbeni ed Rambiente nei pertinenti ambiti, il progettista attribuisce alle misure antincendio i relativi livelli di prestazione, per ciascuno dei quali sono previste diverse soluzioni progettuali.

La corretta applicazione di una delle soluzioni progettuali garantisce il raggiungimento del livello di prestazione richiesto.

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Fonti:

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